Tab Article
"La poesia di Marchetti è percossa dalla consapevolezza della fine. Battuta proprio da un vento, nero, che percorre le pagine di questo libro, breve e intenso. Anche la gioia pare essere un provvisorio argine del nulla e di un dolore pervasivo che, da un già quasi profondo nuovo millennio, arriva a nominare la gozzaniana «culla vuota». Dunque - veniamo stretti a chiederci - cos'è vivere e, soprattutto, a che vale vivere questi giorni, divisi dalla scure muta della notte? E cos'è il vivere di questo corpo che si allunga, come un ponte esposto alle intemperie, tra buio e buio, senza legge morale e senza stelle? Rispondendo al quesito esistenziale, senza però avere la pretesa di rispondere, Marchetti dissemina qui e là intenzioni e, più spesso, intuizioni liriche, che costruiscono, pagina dopo pagina, una costellazione di senso, l'attrito che ci dà l'impressione di esistere, pure nel vuoto, l'appiglio mentre scivoliamo, un pur esile arbusto di parole col fiato corto, che però vale." (Dalla Prefazione di M. Grazia Calandrone). Prefazione di Maria Grazia Calandrone, Postfazione di Vincenzo Guarracino, con una nota di Riccardo Sinigallia.